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30 giugno 2002
 
BIOCOSA ?!? (1)

Tempo fa mi ero ripromesso di indagare le cause del mancato decollo della bioarchitettura in Italia.
Mi sono accorto che non è un compito semplice. Allora comincio dalla cosa più facile e vicina: Internet.
Formatto le mie conoscenze in materia e mi immedesimo in un ipotetico visitatore di siti bioedili, per studiare le mie (sue) reazioni.
Dunque... ho sentito parlare di questa bioqualcosa, forse ho letto un accenno su qualche giornale d'arredamento e m'interessa approfondire. Comincio la ricerca in Rete e, quasi sicuramente, m'imbatto nei siti delle due maggiori organizzazioni del settore: l'ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica) e l'INBAR (Istituto Nazionale di Bioarchitettura).

Istituto Nazionale di BioarchitetturaBastano pochi click per spegnere ogni entusiasmo. Il biancore degli sfondi, l'asetticità del font, le immagini grigiaste: tutto concorre a dare un'impressione di estrema freddezza (a chi sarà venuto in mente di piazzare in bella evidenza un edificio ISLANDESE invece, chessò... un trullo, un casale toscano, un maso trentino?!).

La lettura dei testi peggiora la situazione. Cito a caso:
Questo termine è quindi giustificato, ancora oggi, dalla necessità di rendere riconoscibile e individuabile, anche al prezzo di qualche equivoco, un percorso di ricerca tecnica e culturale ancora acerbo ma non è ovviamente per nulla rappresentativo della complessità delle interazioni messe in gioco quando si pensa ad una Architettura fatta per la vita.

 Associazione Nazionale Architettura BioecologicaE ancora:
Per attuare una effettiva interdisciplinarità nei confronti del complesso problema dell'organizzazione e dell'uso razionale dello spazio, garantendo al tempo stesso la professionalità individuale, in un momento in cui l'improvvisazione e l'approssimazione sui problemi della ecologia applicata dilagano...

Piuttosto repellente, vero?


A questo punto il 95% dei visitatori del sito sta smanettando disperatamente per migrare in luoghi virtuali più accoglienti. Ma io sono un duro e insisto nell'esplorazione, finché mi perdo completamente tra convegni, riviste, corsi e albi professionali. Quando getto la spugna e mi trasferisco su www.supermaggiorate.org, di bioarchitettura ne so quanto prima.
L'impressione che mi resta è quella di una disciplina per specialisti un po' spocchiosi, astratta e poco interessante, fredda come una casa islandese in bianco e nero.
Una strategia di comunicazione fallimentare.





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